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                       La Storia di come è nata l'Opera

 

  Era l'anno 1986 quando bussò all'uscio del mio Studio di Pittura sito a Roma in  Via Anacapri N° 70, una donna. ella mi porse un antico rotolo di pergamena dal quale voleva che io con il mio genere di pittura ( simbolista figurativo )ne traessi un quadro ad olio su tela; mi pregò di averne la massima cura ed aggiunse che di li a tre giorni sarebbe tornata a riprenderselo.

      Fotografai il Rotolo e questa che vedete ne è l'immagine:

           

Dopo tre giorni la donna tornò, si riprese il rotolo, ed io, presa una tela da 3 mt. x 2,20 mi misi all'opera, e, con la mia fantasia creai quest'opera.

                                         

Invano attesi il ritorno di quella donna che me lo aveva commissionato, con dispiacere non l'ho più rivista.   

Trascorso qualche mese, venne a trovarmi un uomo anch'egli vestito di nero che, una volta entrato nello studio, subito rivolse il suo sguardo verso codesto quadro che; incorniciato e protetto da un vetro antiriflesso, faceva bella mostra di se nella saletta che avevo per l'esposizione dei miei lavori.

Sedutosi su di una poltroncina mi chiese: se lo poteva osservare con cura, vedendo che il suo scrutare l'Opera si dilungava nel tempo, io gli chiesi il permesso di ritornare al mio lavoro che, per causa sua avevo interrotto.

Trascorsi una ventina di minuti, il visitatore mi chiamò a se, e, mi chiese che cosa io avrei voluto rappresentare con quel quadro, ed io lo misi al corrente mostrandogli la foto del rotolo da dove lo avevo tratto.

Lo sconosciuto senza degnare la foto di uno sguardo, mi disse: Lei non lo sa ma qui, ha magnificamente dipinto il Giudizio Universale in chiave moderna, descritto dall'Apostolo Giovanni nell'Apocalisse del suo Vangelo, però perché sia veramente verace, manca una cosa molto importante.

Cosa manca ? Gli chiesi incuriosito

Io non glie lo posso dire, lo dovrà trovare lei, mi rispose abbozzandomi un sorriso.

Io che quando avevo: firmato, fotografato e incorniciato un quadro no ci rimetto più sopra il pennello, con molto garbo e un po' di presunzione gli dissi: in quel quadro può mancare quello che vuole, ma, per conto mio quella tela è finita e basta, non la ritirerei giù neanche venisse il Padre Eterno

Il visitatore mi porse la mano in segno di commiato e mentre me la stringeva con un ultimo sorriso accattivante mi continuò a dire: vedrà, che le mani su quella tela, ce le rimetterà eccome se ce le rimetterà.

Andato via quell'uomo in me rimase un'ansia strana, e cioè quella del voler scoprire che cosa avevo tralasciato di così importante, da indurmi secondo Lui, a dover ritirar giù quel quadro.

Comperata una Bibbia "Testo a me sconosciuto", mi sono messo alla ricerca di ciò che mi era stato suggerito da quello strano visitatore, e, con sommo rincrescimento costatai che seppur ciò che era sul Rotolo io con la mia fantasia, l'avevo riportato fedelmente sul dipinto; mancava sull'Ara nel quadro, colui che leggeva il rotolo togliendo ad uno ad uno i sette sigilli, e cioè "l'Agnello di Dio che toglie i peccati dal mondo".

Essendo un soggetto di fondamentale importanza per quello che ormai sapevo rappresentasse il quadro, fui costretto mio malgrado a ritirare giù il quadro ed a completarlo come m'era stato suggerito dallo sconosciuto visitatore, e questa è la modifica che ho dovuto apportare.

 

                             

Dopo un paio di mesi che io aspettavo con un ansia indescrivibile, quel uomo ritornò e rimirando il quadro si rivolse a me con un sorriso e disse: Ha visto che l'ha tirato giù? Poi passando ad un tono più confidenziale e guardandomi negl'occhi incominciò col dire.

Tu mio caro Santolo che adesso fai il Macchinista in ferrovia e sei stato testimone oculare di accadimenti che hanno salvato la vita a te e a tanti, ti sei mai chiesto chi è che ti protegge?

Tu che non hai mai avuto alcuna scuola o pittore che t'abbia insegnato a dipingere, ti sei mai chiesto chi ti ha dato questo dono, ed il perche?

Dopo aver rimembrato numerosi fatti e accadimenti noti soltanto a me, come se Lui avesse convissuto in me, e, conoscesse tutto della mia vita vissuta fino allora, esortò con una frase che doveva rimanermi impressa come un'ossessione, disse: Santolo tu devi sapere che tutti gli uomini di questa terra sono strumenti di Dio, gratificandoli con doni che Lui solo può dare affinché, questi aiutino il genere umano a ricongiungersi a Lui, quindi; perché non metti i tuoi pennelli al servizio di Dio?

Io lo ascoltavo come frastornato, chi era costui che sapeva tutto di me e dei segreti della mia vita che nemmeno mia madre, mia moglie e il mio più caro amico, potevano esserne al corrente in questo modo?

Lui andò via ed io, non ebbi il coraggio di chiedergli chi fosse, però in me lasciò un cambiamento totale su ciò che erano le tematiche che io proponevo sulle mie tele.

Io, che con i miei dipinti, denunciavo le incongruenze della nostra società civile nei confronti delle ingiustizie sociali, e, della libertà della donna, ora mi sentivo spinto a dipanare i misteri della Fese Cristiana fornendo risposte esaurienti, supportati dal progresso della ricerca scientifica, fornendo sulle tele, delle chiare risposte a tutti quei perché che l'uomo moderno si pone nei confronti di Dio.

Perché un uomo è destinato a nascere  già ricco e un altro povero.

Perché non abbiamo lo stesso colore di pelle se proveniamo tutti da Adamo ed Eva.

Perché muore un aitante giovane e non un inutile vecchio.

Esiste la rincarnazione? Chi sono gli omosessuali? Cos'è la Morte? Perché i coniugi che godono della libertà di poterlo fare, ad una certa età non condividono più gli stessi interessi, ed, infine qual'é la struttura spirituale dell'energia che anima il corpo di ogni uomo?

Il dover comporre un Opera destinata in tal senso mi comportava tanta meditazione, quindi avrei dovuto abbandonare il mio modo dissoluto di vivere, e, trovarmi un posto tranquillo dove avrei dovuto ricevere nella mia mente, quell'ispirazione necessaria al suo compimento.

Mi riproponevo che con il mio operato avrei descritto il cerchio che descrive il nostro Spirito dalla sua creazione fino al ritorno a Dio, e, lo avrei intitolato "Il Viaggio dell'Anima"

Nel mese di Aprile del 1989, mi si offri l'occasione di andare a vivere in una villetta in campagna nei pressi di Roma, a Valle Martella, ormai rapito dall' incontenibile desiderio di eseguire quest'opera, arrivai a vendere la mia casa di Roma, il mio studio, e, visto che avevo maturato i 36 anni, 6 mesi e 1 giorno di servizio nelle Ferrovie dello Stato, per voler arrivare al mio intento, giunsi perfino a dare le dimissioni dal mio mestiere che mi piaceva tanto: il Macchinista ( condurre le locomotive ).

Ora mi trovavo finalmente a mio agio per esaudire il mio desiderio, ma ovviamente, lo stato in cui ora mi trovavo  mi costrinse ad interrompere i contatti che avevo con amici, amiche, modelle, Gallerie e commercianti d'Arte.

Passarono dei mesi mio malgrado m'accorsi  di non avere l'ispirazione necessaria e così, passarono circa undici lunghissimi anni; finanziariamente, avevo perduto il mio stato florido di vita, ora vivevo soltanto con la pensione, ma non mi sono mai pentito di ciò che avevo fatto, e, a chi mi chiedeva che cosa avevo in mente di creare, rispondevo ridendo: "l'assurda presunzione di Santolo Abbattista".

Gli unici quadri che ero riuscito a creare erano: L'uomo e il suo Spirito

                                    

              E, L'incarnazione dello spirito nel corpo materiale dell'uomo

                               

Giunse il Natale del 1998, venne a farmi visita un amica di mia figlia con il marito Francesco, questo, nel vedere le due opere che ero riuscito a dipingere, mi chiese il perché dipingevo a sfondo spirituale, a me, venne spontaneo svelargli quello che avevo intenzione di creare, e fu così che Francesco, mi suggerì di andare a frequentare un Cursillos di Cristianità.

Io che supponevo la presenza di un Dio ma molto scettico nei confronti degli insegnamenti della Chiesa, gli chiesi in cosa consisteva "Il Cursillos", ed egli mi rispose, che si trattava di andare per tre giorni in un convento isolato dal mondo con dei frati Spirituali, io malgrado il mio scetticismo, ma disposto comunque a non lasciare niente di intentato pur di raggiungere il mio scopo, gli chiesi di mettermi in lista di partenza con il primo viaggio per il Cursillos in programma, e fu così che partii per un Corsillos indetto dalla parrocchia di Tivoli il 25/2/99.

Il 25 febbraio partii per S. Cosimato e verso mezzogiorno entrammo in convento, un Frate ci faceva da guida, io scettico e un po' incuriosito con lo sguardo ispezionavo ogni cosa e fu così che il mio sguardo si posò su di una fotografia di Gesù che era in mostra in una bacheca di Souvenir per i visitatori; la sua rassomiglianza con un mio quadro era così impressionante che mi sentii costretto a chiedere al Frate la provenienza di quella foto, e, lui mi rispose che era così che Gesù si era lasciato fotografare da una Suora in Brasile e tutto finì li, lascio a voi immaginare il mio stupore, ma pensai fosse una coincidenza di somiglianza.

Pranzammo, subito dopo un Sacerdote ci disse a tutti e trentasei quanti eravamo che: Da quel momento ogni dialogo tra noi era interdetto, avremmo dovuto osservare il silenzio per ben ventiquattrore e cioè fino all'ora di pranzo del giorno successivo.

In quelle ore, noi avremmo dovuto rimembrare con il pensiero di tutta la nostra vita vissuta fino allora, e, a mo di pellicola cinematografica, tagliare tutti i pezzi che avevamo celati nel nostro cuore e che non avremmo mai voluto che ne fossero venuti a conoscenza i nostri genitori, fratelli, amici, superiori, forze dell'ordine e via dicendo; il pezzetto che ne sarebbe restato, sarebbe stato quello che: avremmo vissuto secondo il volere di Dio.

Verso le diciotto ci condussero ad ascoltare la S. Messa, dopo la lettura del Vangelo, nell'Omelia, il Sacerdote parlò di un disastro ferroviario evitato per puro caso dallo sfarfallio delle ali di una farfalla che si era spiaccicata su un faro della locomotiva, il macchinista vedendo quella anormalità nella notte, aveva fermato il treno per accertarsi cos'era, questo gli aveva dato modo di salvare il treno, perché dopo qualche metro sarebbe precipitato in un fiume poiché il ponte sul quale avrebbe dovuto transitare era crollato.

Essendo stato io, oggetto di un quasi identico accadimento tra le stazioni di Arsoli e Roviano sulla linea ferroviaria Avezzano Roma, mi sentii spinto a rompere il silenzio e a narrare la mia storia; la differenza consisteva che al posto del ponte era un tratto di binario divelto dalla furia dell'acqua di un temporale notturno, ed al posto della farfalla, c'era una lepre che io m'ero ripromesso di catturare, lo so che sembra una pazzia ma è stata proprio questa mia stravaganza a salvare la mia vita e quella dei viaggiatori.

In quel tratto il binario scorre lungo il costone di un monte, e, se fossi passato li sopra, avremmo fatto un volo di circa trecento metri.

Durante l'inchiesta che ne seguì risultò che m'ero fermato tre metri e quaranta centimetri prima del dissesto del binario; quando gli raccontai il perché mi ero fermato, scoppiarono tutti in una gran risata soltanto il presidente della commissione osò dire: Chissà chi era quel lepre... ed io ribattei, era un lepre Ungherese Ingegnere sarà pesato sette otto chili!!!

Così come da regolamento ferroviario, mi dettero un premio per il mancato disastro, ma mi diedero anche £.1000 di multa, per fermata anormale in linea.

Il giorno dopo quando finì il silenzio, con il rimembrare tutta la mia vita m'accorsi di avere nella mia coscienza peccati che non avrei mai avuto il coraggio di confessare neanche a me stesso, il mio dispiacere era immenso, e ora mi chiedevo come avevo fatto ad offendere Dio con tanta leggerezza, chiuso nella mia stanzetta ero ero colmo d'amarezza ed ero sprofondato in un indicibile stato di tristezza di sofferenza e pentimento, quando uscii andai da Don Pino che era uno dei Padri Spirituali che ci assisteva, e li mi accorsi, che nei moltissimi anni che mi ero allontanato dalla Confessione i peccati da me commessi nei confronti di Dio erano molteplici ed alcuni erano assai gravi.

Il doversi confessare lo ritenevo un Sacramento messo apposta dalla S. Chiesa per sapere i fatti nostri, e quindi non necessario a un Cristiano che conduce la sua vita non rubando e non facendo del male al prossimo.

Li a S. Cosimato dopo essermi confessato e comunicato, provavo in me una beatitudine che non so descrivere, mi sentivo un uomo diverso, pulito, infervorato d'Amore verso Dio e verso tutti, quando dopo tre giorni uscimmo da quel Convento, io rivolsi il mio sguardo verso il cielo rivedendo finalmente la luce del sole, nel mirar quella luce e soltanto allora m'accorsi con immenso stupore che; nella mia mente avevo creato "Il viaggio dell'Anima" ,e che la sua realizzazione, si sarebbe svolta su trentatré tele da dipingere.

Dopo dodici lunghissimi anni avevo finalmente realizzato il mio sogno, l'assurda presunzione di volerla creare non era più tale, il mese di maggio del 2000 l'opera era finalmente compiuta.

Tutto questo tempo lontano dal Regno dell'Arte mi aveva reso povero, vivendo con la sola pensione ora non ero in grado di poter comperare le cornici ed affittare una Galleria per metterla in mostra, per fare le cornici presi dei paletti di castagno che si usano per le vigne e fu così che fatte le 33 cornici per il mese di luglio del 2002, non sapevo dove trovare i soldi per poter affittare una Galleria per metterla in mostra.

La notte del 2 Agosto sogno mio padre, io e Lui stavamo in una grande stanza senza finestre, con le tele che avevo dipinte sparse dappertutto, alcune poggiate alle pareti ed altre giacevano abbandonate sul pavimento, egli accennando alle tele mi diceva: certo Linè che è un vero peccato nun potecce fa na mostra co ste tele, ed io sempre nel sogno gli risposi: lo dici a me papà ?  ma come posso fa se nun ciò na lira?

Mi svegliai e dentro di me pensai: mo ce se mette pure mi padre.......

Andai come al solito dal tabaccaio a comperarmi le sigarette e m'accorsi che c'era anche il gioco del lotto, visto che non c'erano altri clienti gli dissi del sogno, e, lui per tutta risposta prese la Smorfia Napoletana e ne trasse tre numeri, io, che non gioco mai, per il fastidio che gli avevo arrecato gli detti 10 euro e gli dissi di giocami un terno per tutte le ruote.

Vinsi 4012,50 euro, e, questi sono i cedolini della giocata e della riscossione.

                            

La mostra la feci A Roma in Via del Corso 45, che fatalità fu l'unica che trovai libera in quel periodo, e, avvenne proprio nella Galleria Gesù e Maria degli Agostiniani scalzi, ebbi un successo incredibile, mi sentii chiamare fratello da Cinesi, Giapponesi, Mussulmani, ecc....

Ci sono state insegnanti che hanno condotto le loro scolaresche a visitare questo strano viaggio che avevo creato, avevo il cuore che mi doleva per la forte emozione che provavo nel ricevere così tanti umani consensi, un'emozione che non ho mai provato nella mia lunga vita.

E così, mentre assistevo al trionfo di questa mostra nata in un modo tanto strano, dopo quattro giorni a mia insaputa i giornali parlavano di me, e, questa ne è la prova:

                    

A tutt'oggi questa serie di quadri giaceva nel locale che mi era stato generosamente offerto da un amico ed io più felice che mai che il Signore m'aveva offerto questa opportunità continuavo a creare serenamente le tele che la fantasia mi suggeriva.

Oggi il locale quest'amico per le sue esigenze, m'è l'ha tolto e quest'opera giace nel mio garage in attesa di una qualsiasi sistemazione in un luogo dove possa essere visitata da tutti.

Questa storia l'ho scritta affinché chi leggerà sappia che tutti noi uomini che viviamo su questo pianeta, chi per un verso, chi per l'altro, siamo tutti come mi disse quello sconosciuto: strumenti di Dio.

Santolo Abbattista                                                                                         

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